⚠️ Spoiler alert: parliamo di migrazioni, integrazione, cervelli in fuga e dell’urgenza di “cambiare aria”, come previsto dal Green Deal, tornato d’attualità in occasione delle elezioni europee.
🎧 Ah… quasi dimenticavamo. Il numero 120 uscirà il 30 agosto! No, però, non prenderla così… Puoi sempre consolarti in vacanza portando con te la nostra playlist. Per farci perdonare, abbiamo selezionato il doppio dei brani. Così non ti manchiamo troppo.
Integrazione e Lavoro per un futuro sostenibile: Lavoropiù ha ottenuto il logo “Welcome 2023” 👐
Negli ultimi mesi, il numero di persone in fuga da conflitti e persecuzioni nel mondo ha raggiunto livelli record. Tuttavia, ci sono segnali di speranza nel mondo delle imprese, dove è possibile favorire il lavoro dignitoso attraverso strumenti di partecipazione e occasioni di confronto.
Il rapporto conclusivo di UNHCR, presentato durante la sesta edizione del programma “Welcome. Working for Refugee Integration” alla vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato, conferma l’efficacia della cooperazione.
Nel 2023 sono stati avviati 11.700 nuovi percorsi professionali, portando il totale a 34.000 inserimenti dal 2017 a gennaio 2024.

Il progetto Welcome, organizzato da UNHCR Italia, promuove l’inclusione delle persone rifugiate nel mercato del lavoro, coinvolgendo il settore privato, le istituzioni e le organizzazioni della società civile. Nel 2023, la partecipazione del settore privato è cresciuta del 32%, con 220 aziende aderenti al progetto.
Oltre a supportare i rifugiati, il progetto Welcome aiuta a ridurre il divario tra domanda e offerta di lavoro in Italia. Dal 2017, più di 700 realtà hanno partecipato, contribuendo alla crescita dei contratti a tempo indeterminato (dal 5% del 2022 al 6% del 2023) e determinato (91% del totale). La percentuale di donne inserite è aumentata dal 18% del 2022 al 20% del 2023.
Le aziende partecipano al progetto non solo per la carenza di manodopera, ma anche per promuovere una società più inclusiva (39%) e per un maggiore impegno verso la comunità (25%). Solo l’8% ha assunto rifugiati a causa dell’indisponibilità di personale, in aumento rispetto al 4% del 2022.

Tra le aziende premiate, il settore “alloggio e ristorazione” è al primo posto con il 21%, seguito dalle ”attività manifatturiere” con il 18% e dalle ”costruzioni” con il 13%. In questa edizione, l’UNHCR ha assegnato il logo We Welcome a 55 cooperative, onlus, fondazioni, associazioni di categoria, sindacati, servizi per il lavoro ed enti locali che si sono impegnati per l’inclusione lavorativa dei richiedenti asilo e dei beneficiari di protezione internazionale.
Lavoropiù è parte attiva di questa crescita grazie ai risultati del progetto #Lavoropiù4Welcome, l’iniziativa che favorisce l’integrazione nel tessuto economico e sociale delle persone in possesso di protezione internazionale, temporanea o speciale che ci ha permesso di ottenere il riconoscimento “Welcome” per il secondo anno consecutivo.
“Il senso del nostro lavoro è fare in modo che le persone incontrino la propria personale idea di futuro. Ricevere questo prestigioso riconoscimento per il secondo anno consecutivo è per noi un segnale importante – ha commentato Enrico Fini, Presidente di Lavoropiù – oltre che motivo di orgoglio per tutte le persone che fanno parte della nostra community. Si risponde al mismatch tra domanda e offerta solo agendo con continuità, soprattutto quando parliamo di investimenti sull’inclusione sociale e lavorativa. Lo sviluppo futuro delle nostre comunità passa dalla capacità di cogliere nuove opportunità di integrazione, ed è per questo che – in particolar modo di fronte agli scenari globali più incerti e alle fratture socio-economiche più profonde – le imprese sono chiamate a dare risposte umane. E, in particolare, Lavoropiù, che si occupa proprio di risorse umane, proseguirà il dialogo con tutti gli stakeholder, con l’obiettivo di rendere il lavoro più equo e accessibile. Una società che rinuncia alla cultura del lavoro rinuncia anche alla crescita economica, alla partecipazione e ai propri diritti.”
Tra le realtà con cui Lavoropiù ha collaborato, nell’ambito del progetto #Lavoropiù4Welcome, c’è Arca di Noé, cooperativa sociale che dal 2001 si impegna per una società più libera e inclusiva, garantendo, tra le altre attività, accoglienza a persone richiedenti o titolari di protezione internazionale.

Le parole di Michele Cattani, Responsabile Comunicazione di Arca di Noé Soc. Coop.: “L’inserimento lavorativo delle sei persone richiedenti asilo è stato attentamente seguito per rispondere ai loro bisogni e al desiderio di autorealizzazione. Grazie a Lavoropiù e al personale specializzato, è stato possibile sviluppare le risorse individuali di ciascun beneficiario. Sono stati attivati corsi di formazione linguistica e sulla sicurezza sul lavoro, e sono stati disegnati percorsi personalizzati in collaborazione con i centri di accoglienza. Questi interventi hanno migliorato l’autonomia e l’auto-efficacia dei beneficiari, generando un impatto positivo anche sul territorio accogliente.”
🔦 I link per “andare” oltre la notizia:
🔵 È disponibile l’undicesima edizione dei Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
🔵 I numeri del Decreto Flussi evidenziano come solo una piccola parte delle quote di ingresso per i lavoratori extracomunitari si trasformi in permessi di soggiorno.
🔵 La discriminazione può essere anche “istituzionale”. Nel rapporto di LAW, co-finanziato dall’Unione Europea, un’analisi giuridica e socio-economica sull’accesso ai servizi sociali e abitativi per i migranti in Italia.
✈️ Cervelli in fuga e altre creature leggendarie.
Ammettiamolo, c’è stato un momento nella vita in cui abbiamo pensato: “Forse dovrei cercare lavoro all’estero”. Poi a volte l’abbiamo fatto, a volte no, a volte solo per un periodo. Partire ha sempre il suo fascino, così come tornare. Ed è proprio su quest’ultimo punto che si concentra il Decreto Legislativo n. 209 del 27 dicembre 2023, che introduce nuove agevolazioni fiscali per chi decide di tornare in Italia dopo un periodo all'estero. Tra le principali misure, troviamo:
Riduzione della base imponibile: per i primi cinque anni, i lavoratori rimpatriati vedranno ridotta la loro base imponibile del 50%, incentivando così il ritorno di professionisti qualificati.
Estensione degli incentivi: ulteriori agevolazioni fiscali fino al 60% per chi soddisfa determinate condizioni.
A seguito di questo nuovo decreto, è tornata alla ribalta l’espressione “Cervelli in fuga”, un fenomeno che non si è mai davvero placato e che abbiamo voluto analizzare nel dettaglio. Secondo il rapporto ISTAT 2023, nel decennio 2011-2021 l’Italia ha perso circa 377 mila giovani formati nel paese. Tuttavia, una successiva analisi della Fondazione Nord Est in collaborazione con il network Tiuk (Talented Italians in the UK) - che raccoglie professionisti italiani nel Regno Unito - suggerisce che il numero effettivo sia tre volte superiore, circa 1,3 milioni di persone.
Ma a cosa è dovuto questo esodo di massa? Secondo il rapporto “Giovani e Innovazione” di Angi, le motivazioni più diffuse fra gli under 35 sono le seguenti:
Esperienza minima richiesta: circa il 66% ritiene che la richiesta di esperienza minima sia il principale ostacolo nella ricerca del primo lavoro.
Scarsa propensione delle aziende ad assumere: il 54% degli intervistati segnala una bassa propensione all'assunzione da parte delle aziende.
Sovraqualificazione dei laureati: il 28% degli intervistati ritiene che i laureati siano troppo qualificati per le posizioni disponibili.
Necessità di collegamento tra formazione e lavoro: i giovani ritengono che sia principalmente compito delle università (56%), dello stato (54%) e delle aziende (33%) fungere da tramite tra formazione e lavoro.
Inoltre, come evidenziato da un’analisi del Sole 24 Ore, molte regioni italiane stanno affrontando una sfida demografica ed educativa, caratterizzata da un declino della popolazione in età lavorativa e difficoltà ad aumentare il numero di laureati. In particolare, tredici delle ventuno regioni italiane stanno assistendo a un esodo di giovani e lottano per elevare i livelli di istruzione superiore tra quelli che rimangono. Questa problematica non riguarda solo il Sud Italia, ma anche regioni del Nord e del Centro come Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria e Abruzzo. A livello europeo, la situazione delle regioni italiane risulta paragonabile a quella di Romania, Bulgaria, Ungheria e Croazia, dove intere aree sono classificate come “meno sviluppate” secondo i criteri europei e sono intrappolate in una ”trappola dello sviluppo dei talenti”.
Questo fenomeno è identificato attraverso l‘analisi di vari indicatori come il tasso migratorio netto dei giovani, la variazione percentuale dei laureati, la percentuale di laureati tra i 25 e i 64 anni e la variazione della popolazione nella stessa fascia d’età.

In Italia, la Sicilia e la Calabria sono tra le regioni più colpite, con alta emigrazione giovanile e un basso numero di laureati. Anche la Lombardia, pur attirando giovani, ha una percentuale di laureati che non supera il 21,7%, inferiore a quella di alcune delle regioni tedesche meno sviluppate.
Le implicazioni economiche di queste tendenze demografiche sono significative, con possibili impatti negativi sulla capacità di innovazione e sulla crescita economica. In risposta a questi problemi, la Commissione Europea ha messo in atto il ”Talent Booster Mechanism”, un piano volto a supportare le regioni nello sviluppo, attraction e retention dei talenti per affrontare la transizione demografica e stimolare l'innovazione e migliorare le opportunità per i giovani.
Oggi, l’Italia si posiziona tra i primi paesi in Europa per numero di giovani emigrati. Secondo uno studio della London School of Economics, il fenomeno ha un costo annuo di circa 14 miliardi di euro, equivalente a un punto percentuale del PIL italiano.
In un mondo che cambia, inoltre, il fenomeno della “fuga di cervelli” si incrocia con quello del nomadismo digitale, per cui molti giovani decidono di spostarsi all’estero e lavorare da remoto. Il nomadismo digitale - una volta fenomeno di nicchia - è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia (si stima che nel 2023 fossero circa 35 milioni a livello mondiale). Questo aumento ha portato con sé sia opportunità che sfide: se da un lato offre la libertà di lavorare praticamente ovunque, contribuendo alla rivitalizzazione di alcuni territori, dall’altro ha causato problemi come gentrification e aumento del costo della vita in alcune località. Un fenomeno approfondito nel dettaglio da questo interessante articolo di Ninja.it.

In conclusione, il dibattito sulla fuga di cervelli non è solo un argomento accademico, ma una questione essenziale che richiede azioni concrete e che si intreccia con altri fenomeni come il calo demografico, il nomadismo digitale e il gap fra formazione e lavoro attualmente esistente. Le decisioni di oggi plasmeranno le opportunità di domani e le politiche orientate a rendere il paese un luogo in grado di creare, attrarre e trattenere talenti saranno (o quantomeno dovranno essere) sempre più centrali nel prossimo futuro.
🧳 Prima di trasferirti all’estero (si scherza), guarda qui.
🔵 Tutte le normative per il “rientro di cervelli” spiegate nel dettaglio da FiscoNews24.
🔵 Qualche consiglio utile per chi aspira a una vita da “nomade digitale”.
Quando si organizza un viaggio, lo si fa soprattutto per cambiare aria. 🍃
Certo, c’è chi viaggia ogni giorno per lavoro, non generalizziamo, eppure qualcuno di voi si ritroverà con l’espressione “cambiare aria”. Si dice spesso che cambiare aria fa bene alla testa, perché stacchi mentalmente, perché spegni il cervello. Inoltre, è appurato che faccia molto bene ai polmoni, che si vada in montagna o al mare. Cambiare aria, da sempre, fa bene.
Tuttavia, nel 2024 cambiare aria significa qualcosa di più, ha assunto un valore differente da un colloquiale modo di dire. Oggi cambiare aria rappresenta una necessità cruciale del nostro pianeta, una missione da portare a termine prima che sia troppo tardi, ma, per fortuna, come Europa, abbiamo un piano.
Un viaggio di sola andata per il futuro nel quale è vietato presentarsi in ritardo all’appuntamento, sembra ancora lontano, ma in realtà non lo è così tanto.
Il Green Deal Europeo è il nostro biglietto per uscire da una crisi climatica senza precedenti.
Se ne è parlato molto, ma facciamo insieme un veloce recap. Il Green Deal Europeo è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.
Come? Azzerando le emissioni di gas serra attraverso il passaggio a energie rinnovabili, aumentando l’efficienza energetica e riducendo ai minimi termini il ricorso ai combustibili fossili. Coinvolgendo tutti, dal player industriale più impattante sulla sostenibilità ambientale alla persona che non si cura di quanta plastica consumi ogni settimana. Ognuno di noi deve sentirsi coinvolto.
Si tratta di un percorso a tappe dove l’economia rappresenta il comune denominatore.
Crescita è un’altra parola chiave di questo “Patto Verde”, come si traduce in italiano. Crescere riducendo gli sprechi e investendo su un utilizzo più brillante delle risorse a disposizione, perché anche di questo si parla.

Entro il 2030, l’UE ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. Questo richiede una sterzata brusca su settori chiave come energia, trasporti, e agricoltura.
● Energia: maggiore uso di fonti rinnovabili come eolico e solare
● Trasporti: promozione di veicoli elettrici e infrastrutture per la mobilità green
● Agricoltura: pratiche agricole più ecologiche e sostenibili
Il Green Deal Europeo è molto più di una semplice politica ambientale. È una rivoluzione, un cambio di paradigma che ci porterà verso un futuro più verde e sostenibile. Qualcuno lo ha persino definito il nostro “sbarco sulla Luna”, anche se, a dire al vero, la posta in palio è molto più alta.

L’UE ha stanziato un terzo degli 1.800 miliardi di euro del piano NextGenerationEU e lo ha fatto perché non c’è più tempo. Ogni piccola azione conta e ci avvicina al nostro appuntamento. Che sia piantare un albero, scegliere la bici al posto dell'auto, o semplicemente spegnere le luci quando non servono.
Attraverso la sottoscrizione di obiettivi climatici giuridicamente vincolanti, il Green Deal Europeo ha tracciato il percorso. Non resta che seguirlo, passo dopo passo, anno dopo anno, così che quando il 2050 farà la sua entrata in scena nella storia dell’uomo, l’uomo sarà pronto.
🥇 Approfondire è sempre un successo:
🔵 Un recente articolo del Guardian critica la recente tendenza dei leader europei a fare marcia indietro sugli impegni del Green Deal a causa delle pressioni politiche ed economiche.
🔵 Zero emissioni per tutte le nuove auto e furgoni nell'UE entro il 2035. Leggi qui l’approfondimento.
🔵 Turismo, clicca qui per scoprire come essere un “green tourist” quest’estate.
💡 5 consigli pratici per sopravvivere in ufficio.
Come sopravvivere al caldo estivo, riducendo il tuo impatto ambientale.
1️⃣ Sfrutta la luce naturale! Le giornate estive sono lunghe e luminose. Spegni le luci quando non sono necessarie e apri le tende per fare entrare la luce del sole (a patto che non cada direttamente sulla tua scrivania, sul tuo monitor, sul tuo viso). Non solo risparmierai energia, ma lavorerai in un ambiente più naturale. Fa bene all’umore!
2️⃣ Regola il termostato con intelligenza! Evita di trasformare l’ufficio (o la tua casa, se lavori da remoto) in una cella frigorifera. Mantieni la temperatura del climatizzatore tra i 24 e i 26°C. È una soluzione più sostenibile e anche più sana, evitando sbalzi termici che possono causare malanni. Se qualcuno si lamenta del caldo, perché non sfoggiare il tuo coloratissimo ventilatore portatile?
3️⃣ Riduci l’uso di dispositivi elettronici! Durante l’estate, i dispositivi elettronici tendono a surriscaldarsi più facilmente, consumando più energia. Spegni i computer e gli apparecchi quando non li utilizzi e cerca di utilizzare il più possibile dispositivi con modalità di risparmio energetico.
4️⃣ Usa contenitori riutilizzabili per cibo e bevande! Con il caldo estivo, è comune bere di più e magari portare cibo da casa. Utilizza bottiglie d’acqua e contenitori per il pranzo riutilizzabili per ridurre i rifiuti di plastica. Puoi anche tenere in ufficio una tazza personale per evitare di usare bicchieri di plastica.
5️⃣ Circondati di verde! Se possibile, porta qualche pianta all’interno del tuo spazio di lavoro. Non solo miglioreranno la qualità dell’aria, ma possono anche aiutarti a mantenere l’ambiente più fresco. E poi prendersi cura delle piante è un’attività molto rilassante da svolgere nelle pause. Provare per credere.
🎞 Spotlights Lavoropiù - Le novità di giugno

Lavoropiù, in collaborazione con il Bologna FC, ha lanciato un nuovo video per celebrare la storica qualificazione in Champions League. Corri a vederlo!










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